La deriva dell’autonomia differenziata. E la Sardegna?
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Intervenendo nel 1947 alla Costituente nel dibattito sul Titolo V della Costituzione, relativo all’ordinamento regionale della Repubblica, Emilio Lussu ne illustrava la ragione fondamentale: soltanto la loro articolazione territoriale avrebbe consentito l’esercizio democratico dei poteri dello Stato e insieme la coesione civile del Paese. Le autonomie regionali erano, insomma, l’architrave della costruzione di una Repubblica democratica e inclusiva. La successiva riforma del Titolo V, approvata nel 2001, mirava a una svolta in senso federale dell’ordinamento autonomistico, ma restava largamente sulla carta per le molteplici, e mai dichiarate, resistenze politiche. Il Disegno di legge Calderoli sulle Autonomie differenziate, approvato di recente dal Governo, nonché dar corpo alla riforma del 2001, mostra la chiara intenzione di introdurre fattori di conflitto e di lacerazione nel sistema delle autonomie. Ed è anche chiaro che ove questo disegno di legge, di ispirazione leghista, completasse il suo iter legislativo, si compirebbe la triste parabola dell’autonomia regionale, concepita per potenziare l’unità politica e civile del Paese e utilizzata ora dal Governo di centro-destra come una mazza per abbattere questa medesima unità.
Il Governo regionale sardo ha espresso parere favorevole sul disegno di legge Calderoli. Vorremmo capirne la ragione, stante che la Sardegna è tra le Regioni che da tale legge riceverebbe il danno maggiore.
Informazioni aggiuntive
Numero pagine | 96 |
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Dimensioni | 1.7 × 1.2 cm |
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